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Più formazione su misura per ridurre i posti vacanti

Uno dei motivi per cui sarebbe lecito guardare con fiducia al prossimo anno – anche se bisestile – è la forte domanda di lavoro. Nel trimestre dicembre 2023-febbraio 2024 le imprese italiane hanno programmato 1,3 milioni di assunzioni: 352mila solo nell’ultimo mese di quest’anno.

Rispetto a un anno fa si registra un incremento del 7% (+23mila assunzioni) nel mese e del 6,9% (+84mila assunzioni) nel trimestre. Ma negli ultimi dati del Rapporto Excelsior (Unioncamere-Anpal) diffuso qualche settimana c’è anche – purtroppo una conferma – una evidente negatività: resta elevata la difficoltà di reperimento degli occupati, che riguarda 171mila profili ricercati pari al 48,5% del totale delle assunzioni, un valore superiore di 3,3 punti percentuali rispetto a un anno fa.

A dicembre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro riguarda soprattutto la mancanza di candidati (31,5%). Tra le professioni di più difficile reperimento il Borsino Excelsior segnala gli specialisti nelle scienze della vita (che includono farmacisti e altri specialisti della filiera farmaceutica e del biomedicale, biologi, veterinari, agronomi e sono di difficile reperimento nell’89,1% dei casi), i tecnici dei processi produttivi di beni e servizi (61,9%), i tecnici della salute (61,4%), gli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (72% per entrambi), i fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (69,3%) e gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (68,8%).

Le opportunità del mercato non vengono colte soprattutto per mancanza di formazione specifica. Nonostante sia attivo dal 2021 il programma Gol (Garanzia Occupabilità Lavoratori), con un finanziamento di 4,4 miliardi dal Pnrr, gli esiti su questo fronte sono drammatici. Leggendo l’ultimo monitoraggio di Anpal si apprende che a fronte di 1,3 milioni di lavoratori “iscritti” nel programma (nel primo semestre dell’anno), sono solo 598 mila coloro “per i quali risulta proposta/avviata almeno una politica attiva tra quelle previste nei patti di servizio personalizzati, pari al 44,7% dei presi in carico al 30 giugno 2023”.  

La “presa in carico” vuol dire aver registrato la dichiarazione di immediata disponibilità (DID) al lavoro e alle misure di politica attiva, di coloro che si sono recati presso i Centri per l’impiego, hanno ricevuto un assesment quali-quantitativo e hanno sottoscritto un patto di servizio personalizzato con l’individuazione di uno tra i quattro percorsi previsti in Gol. Tutti passaggi, questi, di natura prettamente amministrativa e che poco hanno a che fare con l’effettiva capacità di avvicinare le persone al mercato del lavoro.

Il rischio è che si provveda a una formazione utile solo per i formatori – una pletora di soggetti abilitati: 800 solo in Lombardia – senza alcuna connessione con i bisogni manifestati dal mercato del lavoro. L’offerta è quasi sempre a catalogo (inutile) e raramente formulata sulle necessità delle imprese. Una revisione/aggiornamento dei servizi offerti, delle modalità di erogazione e delle condizioni economiche applicate agli operatori coinvolti è quindi necessaria per far sì che questo Programma possa esprimere una reale efficacia. In un contesto di mercato in cui lo shortage di candidati affligge una quota estremamente rilevante delle imprese italiane (secondo Excelsior la difficoltà di reperimento del personale nel 2022 ha riguardato circa il 40% delle assunzioni) è fondamentale intervenire su platee differenziate, potendo fornire alle persone una gamma di servizi di orientamento – formazione – accompagnamento al lavoro in grado di avvicinarle alle reali esigenze espresse dal tessuto produttivo nazionale.

Altrimenti dovremmo rassegnarci a sapere che il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori che lo possano fare.

Fonte: Libero Economia