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QUALI RISPARMI GENERA LA SANITA’ DIGITALE? SPAZIO AI PRIVATI

Quali risparmi genera la sanità digitale? Spazio ai privati

Sanità digitale, telemedicina, innovazione nell’assistenza sanitaria sono sempre più spesso indicati come titoli imprescindibili di un capitolo di investimenti necessari, la cui quantificazione è spesso occasione di scontro politico, più che di reale progettazione del nuovo. Bastano i 20 miliardi complessivi previsti dal Recovery Plan? Servono i 37 miliardi del Mes?

Sarebbe anche utile chiedersi quanto l’innovazione digitale in ambito sanitario potrebbe far risparmiare al Paese. Secondo il Rapporto “Welfare Italia” l’attivazione di un progetto pilota su larga scala nazionale per la realizzazione di un sistema di telemedicina – e parliamo solo di telemedicina – a fronte di un investimento di almeno 5 miliardi “consentirebbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25%, con un risparmio di circa 1,5 miliardi di euro ogni anno (per un totale di 7,5 miliardi in 5 anni). Inoltre, la riduzione dei tempi di attesa e le minori necessità di spostamento, soprattutto per i territori più isolati, porterebbero un risparmio di oltre 3 miliardi di euro annui portando quindi complessivamente a circa 4,5 miliardi di euro ogni anno il risparmio abilitato da un piano di telemedicina”.

Insomma, si tratta di un investimento necessario e “redditizio” in termini di risparmio reale sul medio periodo. Non è sempre facile individuare nell’indice delle cose da fare una progettualità che consenta di dare forma alle cose annunciate.

Nella premessa alla descrizione puntuale degli interventi previsti, il documento predisposto dal Governo (il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza) riconosce che, per supportare lo sviluppo dell’assistenza territoriale e per fronteggiare il futuro fabbisogno di cure, la sanità digitale riveste un ruolo cruciale e trasversale, evidenziando come solo l’1,2% della spesa sanitaria pubblica è destinato a tecnologie digitali. In termini assoluti, la spesa in sanità digitale in Italia si assesta su 22 euro pro capite, contro i 70 euro della Danimarca, il paese più virtuoso a livello europeo, mentre il “DESI Index” – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società – ci vede posizionati al 25° posto in Europa nel 2020. Insomma, in fondo alla classifica.

Complessivamente, per tutti gli obiettivi sulla sanità, il Pnrr prevede investimenti per 19,72 miliardi di euro. Il piano per la salute si articola in due ambiti principali: l’assistenza di prossimitàtelemedicina (7,9 miliardi); l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione dell’assistenza sanitaria (11,82).

Si intende da un lato “dare impulso alla sanità digitale, disporre di soluzioni digitali per piani di presa in carico multidisciplinari e multiprofessionali in grado di integrare processi di cura ed assistenza, nonché di supportare la vicinanza e la comunicazione alle persone”, e dall’altro realizzare “ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili, con azioni miranti all’ammodernamento tecnologico delle strutture ospedaliere con particolare riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla digitalizzazione delle strutture sanitarie”.

Digitalizzare la sanità vuol dire anche porre le premesse per la diffusione di progetti di “sanità domiciliare”. Non mancano gli esempi virtuosi. Come quello avviato nell’autunno del 2019 dal Policlinico Gemelli di Roma. “Gemelli a casa” è il nome della collaborazione avviata tra il più grande ospedale di Roma, centro di ricerca scientifica e polo universitario d’eccellenza e Osa (Operatori sanitari associati), la principale cooperativa italiana in ambito sociosanitario. L’iniziativa ha messo a disposizione dei cittadini romani un modello di presa in carico globale. Un’esperienza avviata ben prima dell’emergenza Covid-19, che ha consentito un anno dopo – lo scorso mese di dicembre – di avviare lo specifico programma di assistenza digitale in remoto che coinvolge 200 pazienti in sorveglianza attiva e isolamento fiduciario; grazie a Smart Axistance C-19, la nuova App di Enel X, medici e operatori sanitari del Policlinico Gemelli possono monitorare a distanza lo stato di salute dei malati Covid-19 in sorveglianza attiva o isolamento fiduciario.

Privato e privato sociale si confermano due pilastri essenziali dello sviluppo della sanità, anche e soprattutto sul fronte della digitalizzazione. C’è da augurarsi che nella predisposizione del Pnrr – e della sua futura implementazione – siano stati coinvolti tutti i soggetti (privati oltre che pubblici) capaci di aggiungere esperienze e prassi alle teorie e ai semplici titoli dei capitoli indicati.