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Il nuovo Welfare ha bisogno di nuova crescita economica

Il nuovo welfare ha bisogno di nuova crescita economica

E’ facile scommettere che il futuro del welfare coinciderà con il futuro del Paese. Quanto più efficace ed efficiente sarà la nuova rete di protezione sociale che si stenderà su lavoratori e famiglie, comunità e territori, tanto più sarà migliore la qualità della vita di tutti. Il cambiamento è in atto. La sfida della pandemia sta modificando organizzazioni del lavoro, abitudini di vita, esigenze e bisogni, priorità. Citando i dati di una ricerca elaborata da Mefop, la società di servizi e consulenza per i fondi previdenziali e sanitari partecipata dal Mef, il suo presidente, Mauro Maré, rammentava il cambio di paradigma nelle “preferenze” delle preoccupazioni e nelle attese di prestazioni di welfare da parte dei lavoratori. Nel recente passato il tema della pensione e delle sue prestazioni complementari era al primo posto. Oggi, e diciamo da un paio d’anni, è di gran lunga il tema della salute. Dopo il Covid ancora di più.

Il nuovo welfare del Paese – ma potremmo dire di tutta la nuova area domestica europea – nascerà all’incrocio di previdenza, salute e assistenza. Non sarà più possibile distinguere questi segmenti come se fossero compartimenti stagni.

Per dare conto di questa decisiva evoluzione servono occhi attenti e competenze forti, per poter trasferire conoscenze aggiornate al decisore pubblico. E’ benvenuta l’iniziativa annunciata in questi giorni proprio da Mauro Maré e dalla Luiss Business School. Sotto l’egida della scuola superiore dell’autorevole università romana, è nato l’Osservatorio Welfare. Una nuova grande opportunità per fare ricerca sul tema, sui temi che costituiscono il perimetro del welfare.

“Come evolve il mercato del welfare? Il mercato dei servizi, la collaborazione tra pubblico, privato e privato sociale, i contributi di professionisti, imprese, Istituzioni e accademia; le nuove sfide e le esperienze delle imprese che danno sempre più attenzione all’assicurare benessere ai propri collaboratori: tutto ciò sarà oggetto di analisi, studio e ricerca dell’Osservatorio Welfare della Luiss Business School” ha ricordato Paolo Boccardelli, direttore della scuola superiore, nel corso della presentazione dell’iniziativa.

Il primo contributo che darà l’Osservatorio sarà un Rapporto, che diventerà un appuntamento annuale. La prima indagine a essere attiva è quella per la quale si misureranno gli effetti del Covid sulle aree del welfare. Un’indagine su oltre 6000 individui, che sarà pronta all’inizio dell’estate, come ha annunciato Mauro Maré, che dell’Osservatorio è il direttore. “Le politiche di welfare erano già in crisi prima della pandemia – ha detto nel corso della presentazione dell’Osservatorio – sotto la spinta della novità demografica e con gli scenari di finanza pubblica che conosciamo”. Si invecchia di più e si nasce di meno. E proprio quando servirebbero maggiori aiuti pubblici, ci si scopre esposti a una crisi di finanza pubblica irreversibile.

Il welfare pubblico deve agire nel momento dell’emergenza, ma alle risorse private bisogna fare ricorso per progettare il nuovo equilibrio fisiologico delle prestazioni di protezione sociale. Il privato vuol dire certamente il sistema delle imprese di assicurazione. Gli italiani sono un popolo “sotto-assicurato”; si fa ricorso alla spesa privata individuale e familiare per far fronte alle esigenze – a partire da quelle più “urgenti”, come quelle che riguardano la salute – che si presentano rinnovate e aggiornate. Alcune grandi imprese assicurative, da anni, offrono un contributo di analisi del mercato del welfare italiano. Unipol con “Welfare, Italia”, ormai in collaborazione con Ambrosetti; Generali Italia con il “Welfare index Pmi”, rivolto allo sviluppo del welfare aziendale nelle imprese di piccole e medie dimensioni; Rbm, ancora prima di entrare nell’orbita di Intesa Sanpaolo, aveva iniziato a elaborare con il Censis un Rapporto sulla salute degli italiani.

L’iniziativa della Luiss Business School si propone uno sguardo terzo al mercato dei servizi di welfare. Conta sulla sponsorship di alcuni soggetti privati, oltre alla stessa Luiss, anche Deutsche Bank, Arca, Ania, Natixis, per citare i primi partecipanti all’Osservatorio.

Ci sarà molto da fare per fotografare l’evoluzione in corso. Il “new normal” che si sta affermando è destinato a modificare tutti i paradigmi del lavoro e del reperimento delle risorse. Una cosa è certa: per il futuro del welfare occorre una crescita economica che sappia generare ricchezza da redistribuire. Un banco di prova, un altro, per il Governo di Mario Draghi. Un altro nodo da sciogliere per il futuro del Paese.