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I bonus sono la benzina che alimenta le truffe

I bonus sono la benzina che alimenta le truffe

In due anni la norma è cambiata 14 volte, passando dall’essere considerato come “provvedimento panacea” a una delle “più grandi truffe della Repubblica”. Parlo del “Superbonus 110%” fortemente voluto dal Governo Conte 2, cioè quello “vigilato” dal Pd, non da Salvini. E poi verbalmente scaricato da Mario Draghi – che pur lo aveva rifinanziato nella Legge di Bilancio – più o meno un mese fa a Strasburgo, quando disse: “Possiamo non essere d’accordo e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento. Cito solo un esempio: i prezzi degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo”.

Una norma cambiata ogni due mesi, in media, finisce per disorientare tutti, a partire da chi la deve far applicare. E’ uno dei casi più clamorosi nei quali la tanto vituperata burocrazia acquisisce buoni motivi per essere perdonata. Come si fa a essere efficienti nell’applicazione delle norme, quando le norme sono così volatili? Come si può fare da guardiano all’Istituzione, quando la politica legifera in modo così ondivago? Si contano 4 modifiche nel 2020, l’anno in cui è stata varato il provvedimento. Ben 6 variazioni nel 2021. E altre 4 modifiche già nel 2022.

Si era azzardato che il Superbonus stesse producendo truffe per cifre tra i 2 e i 4 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2021 i crediti d’imposta inesistenti toccavano già i 4,4 miliardi di euro. Per questa ragione, lo Stato ha deciso di reagire e con il decreto del 15 aprile 2022, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha costituito un comitato di monitoraggio del settore edile: in pratica, si tratta di un sistema di verifica su come sono stati gestiti i lavori, le spese e, dunque, se ci sono state eventuali frodi. Un perfetto controllo del recinto quando la gran parte dei buoi è scappata. Compreso il cosiddetto “re dei Bonus”, tale Andrea Leonetti, arrestato a Santo Domingo con l’accusa di aver accumulato 440 milioni, costruendo crediti di imposta fasulli, sfruttando le agevolazioni dei bonus locazione, sismabonus e bonus facciate.

Con il commercialista Roberto Amoruso, arrestato a Medellin, in Colombia, il “re dei Bonus” aveva costruito un’organizzazione che operava in tutta Italia. Per debellare l’associazione a delinquere sono state emesse 35 misure cautelari e sono state eseguite oltre 80 perquisizioni dall’Emilia-Romagna alla Sicilia, dalla Lombardia alla Campania.

I risvolti penali e giudiziari dei bonus edilizi sono solo una manifestazione della patologica politica degli incentivi. Dalla lavastoviglie al condizionatore, dalle piante per il giardino ai rubinetti, dallo psicologo alle tende da sole, alla cultura fino alla patente. Non c’è attività ordinaria che non sia presidiata da un bonus utilizzabile dal più indigente o – molto più spesso – dal più scaltro. Per le casse dello Stato il costo è più che significativo: 113 miliardi di euro nel biennio 2020-2022, secondo i calcoli fatti dalla Cgia di Mestre.

Gli incentivi e i bonus sono l’ideale brodo di coltura per ogni azione truffaldina. Ma non si può imputare alla burocrazia tutto il male dei mancati controlli. La carenza delle verifiche a monte è imputabile all’amministrazione pubblica quando le fattispecie sono semplici e lineari. Come nel caso del Reddito di cittadinanza, erogato con una generosità oltre i limiti del ragionevole. Ma quando ci sono almeno una quarantina di bonus elargiti, non è giusto accanirsi contro la burocrazia. C’è una politica e un Governo che disorienta il Paese e droga la sua economia.

Fonte: Libero Economia